Cos'è l'As.Pe.M.
Come e perchè...
Cos'è L'As.Pe.M.
Per comprendere bene cos'è l' As.Pe.M., Associazione Penne Mozze, riportiamo integralmente quanto scrisse Mario Altarui, ideatore e promotore di questa straordinaria iniziativa per ricordare gli Alpini Caduti nelle guerre e fuori di esse per cause di servizio, nella presentazione del libro "L'AsPeM cos'è", pubblicato nel maggio 1988 nel decennale della costituzione dell'AsPeM, Associazione "Penne Mozze" fra le famiglie dei Caduti Alpini e distribuito gratuitamente ai Soci.
Il testo è un po' lungo, ma è molto interessante, soprattutto per chi, come noi, condivide il pensiero di Mario Altarui sul doveroso ricordo dei Caduti Alpini,
A voler definire l'AsPeM si può dire che è un'associazione che propone l'amore per i Caduti alpini.
Intendimento che - con i tempi che ci troviamo a vivere - può apparire per lo meno banale o tutt'al più riconducibile al generico concetto di tributo d'onore a chi è morto per la Patria.
Siamo sicuramente in ottima e consistente compagnia, per ché le associazioni combattentistiche e d'arma - come pure al tre che si ispirano a motivi patriottici - sono ad assicurare che il sacrificio dei Caduti viene doverosamente riconosciuto nelle più diverse circostanze; le quali si palesano - oltre che in funzioni religiose di suffragio - con la rituale deposizione di corone d'alloro ai monumenti, e l'osservanza di un breve raccoglimento che per gli astanti vale a far riflettere sul tragico costo umano che ogni guerra impone.
La bandiera viene più tardi ammainata, la corona d'alloro arrostirà presto al sole, e per il ricordo dei Caduti bisognerà attendere il ripetersi di quella ricorrenza nazionale o della festa di paese.
Tra coloro che fisicamente o idealmente presenziano a tali cerimonie vi sono taluni per i quali il minuto di raccoglimento dura da tanti decenni; sono i congiunti dei Caduti, quelli che hanno lasciato su quelle lapidi il nome del figlio, o del marito o del padre, del fratello. Anche l'ultima guerra appare lontana; genitori ne sono rimasti pochi, le vedove sembrano ancor più anziane accartocciate come sono nel perdurante dolore; i figli, allora piccoli e che talvolta conobbero il genitore solo dalle fotografie e dai discorsi uditi in famiglia, sono ormai uomini e donne divenuti.
Quell'essere "presenti" non è facile retorica; è un'affermazione che esige un rapporto tra loro e noi il che significa, da par te loro, attesa di un pò di gratitudine per il tanto - cioè il tutto - che ci hanno dato. Onorati sì, ma pure amati.
Le onoranze sono significazione collettiva, occasionale. L'amore è partecipazione intimamente personale, continua e perciò eterna.
Al cospetto di un sacrario nessuno, come chi vi ha sepolto un proprio congiunto, può veramente valutare il dolore conseguente a tutti gli altri Morti lì giacenti. E sorge spontanea, quasi a ricercare reciproco conforto, la solidarietà con tutte le altre famiglie anche con quelle del popolo che il destino volle nemico perché ogni loro Caduto ebbe un padre e una madre, quasi sempre dei fratelli e delle sorelle, forse la sposa e dei figli.
L'Associazione "Penne Mozze" si ispira a tali valori, ed è sorta per non lasciare che il dolore rimanga un sentimento intimo isolato e alla fine poco fecondo; intende infatti unire gli sparsi lutti affinché quanto essi rappresentano - e cioè il sacrificio per la Patria - diventi insegnamento e monito. Il fatto che con essa si faccia riferimento ai Caduti alpini non costituisce una limitazione, ma premessa all'affettuoso ricordo per tutti gli altri Soldati italiani per giungere - come recita l'adottata Preghiera - al pietoso omaggio per i Caduti di ogni nazione e di ogni guerra.
Anche al Bosco delle Penne Mozze - che volonterosi alpini in congedo della provincia di Treviso stanno ultimando a Cison di Valmarino - si prende motivo dall'iniziativa di onorare ogni singolo Caduto alpino di detta provincia (con una artistica stele per ciascuno, posta a lato di un albero a significarne il vivente ricordo) per onorare tutti gli Alpini caduti come è tra l'altro attestato dalla presenza del monumento esistente all'accesso del Memoriale. Visitatori arrivano da molte regioni d'Italia, ed è stata frequente ed insistente, da parte di familiari di Caduti alpini di altre località, la richiesta (non accoglibile) di collocarvi una stele a ricordo del proprio congiunto o almeno di fare qualcosa per i Caduti delle altre province.
Tali indicazioni hanno suggerito di dare vita ad un sodalizio per onorare i Caduti singolarmente - come avviene per le stele del Bosco - con l'originale formula dell'abbinamento: una particolare "adozione spirituale" che ciascun socio avrebbe fatto mediante la scelta di un caduto anche al di fuori della propria famiglia, dando quindi modo - a chiunque nutre tale sensibilità - di amare una "penna mozza" intimamente considerandola alla stregua di un familiare perduto (da ciò la qualificazione estensiva di sodalizio istituito "fra le Famiglie dei Caduti Alpini”).
La partecipazione all'AsPeM ha quindi la propria valenza nel personale rapporto che ogni socio viene ad intrattenere con il Caduto alpino che può essere un congiunto o un conoscente, oppure scelto con criteri che possono essere i più vari ma sempre informati ad una donazione d'amore.
Non occorre elencare le cose buone che possono venire fatte per onorare il "proprio" Caduto. Ognuno, a seconda delle personali convinzioni, sa cosa fare, nella comune certezza che i Morti vivono in una dimensione nuova che non li priva della consapevolezza di avere avuto la vita terrena spezzata dalla guerra o da altra causa imposta dal dovere verso la comunità, e che li rende quindi creditori di riconoscente memoria.
Al di là di dire che per le anime dei Caduti è utile recitare una preghiera e far celebrare una Messa, e dedicare loro qualche opera buona o almeno l'impegno della propria onestà, va qui sottolineata la generosità di coloro che, pur non avendo vincoli di parentela, desiderano affiancarsi alle famiglie o ad esse subentrare mediante l'adozione spirituale di un Caduto alpino che, nel più frequente dei casi, non ebbero nemmeno a conoscere in vita.
D'accordo. Non pochi diranno che ognuno ha i propri morti cui pensare, e che non c'è bisogno di acquisire altre melanconie oltre a quelle che già impone l'esistenza. Ma si può osservare che tale impegno - da vivere serenamente, e che nulla sottrae ad altri impegni ed affetti - può e deve risultare gratificante anche per chi vi si dedica. È sostanzialmente un'opera buona che tutti possono fare e nessuno ha motivo di rimproverare.
Pur rappresentando una significativa parte della storia della Patria, quello degli Alpini è pur sempre e soltanto un frammento dei sacrifici innumerevoli che il popolo ha profusi per creare e per conservare l'Italia, e l'Associazione "Penne Mozze" non può attendersi un affollamento di aderenti; essa costituisce comunque un buon indicatore della sensibilità di quanti, a parole, sono prodighi di ammirazione per gli Alpini e per le loro imprese ma che troppo spesso dimenticano quanto quelle imprese gloriose sono costate.
Annunciata con un articolo sul giornale "Penne Mozze", l'Associazione venne costituita il 24 maggio 1978 a Treviso - rogito n. 18195 del Notaio dott. Arrigo Manavello - con sottoscrizione del promotore Mario Altarui e dei seguenti altri fondatori (che, è bene ricordarlo, sono intervenuti all'atto a titolo personale anche se qui ne citiamo le significative qualifiche): Francesco Cattai, presidente della Sezione di Treviso dell'Associazione Nazionale Alpini; Francesco Dal Negro ch. Franco, figlio del comm. Ivone Dal Negro - ufficiale degli Alpini, già presidente della Sezione A.N.A. di Treviso - in memoria del quale la famiglia ha generosamente erogato l'iniziale fondo di dotazione; Mario Galletti, fratello di un Alpino disperso in Russia e componente il consiglio provinciale dell'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra; Giancarlo Gentilini, capogruppo A.N.A. di Treviso - "Salsa" e membro del consiglio sezionale dell'A.N.A.; Virginio Gheller pure dirigente sezionale dell'A.N.A.; Antonietta Grespan in Altarui; Vito Ragusa presidente del Comitato provinciale di Treviso dell'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra, presidente delle sezioni provinciali dell'Associazione Nazionale del Fante e dell'Associazione Italiana Combattenti Interalleati e vice presidente provinciale dei Combattenti e Reduci; Giuseppina Salsa ved. Mazzoleni, figlia del leggendario generale M.O. Tommaso Salsa e animatrice di numerose istituzioni patriottiche e sociali; Livia Schiavon ved. Schiavon, crocerossina, il cui marito ten. Mario Schiavon del battaglione alpini "Gemona" scomparve nell'affondamento della nave "Galilea"; Nagher Scodro che ricoprì svariati incarichi presso la Sezione A.N.A. di Treviso della quale fu per lungo tempo vice presidente; Ignazio Sillicchia padre dell'artigliere da montagna Carlo Sillicchia deceduto per causa di servizio nel 1977.
Come indicato nello Statuto - che verrà più avanti compiutamente illustrato - è stata attribuita la qualifica di Soci fondatori a tutti coloro - e sono stati cento - che segnalarono la propria adesione entro la data di costituzione dell'Associazione; essi sono, nell'ordine di iscrizione: (si omette l’elenco dei 100 soci fondatori.)
Ai soci fondatori - e ad autorità ed associazioni - è stato dato l'annuncio dell'avvenuta costituzione mediante cartolina (con annullo filatelico del 24 maggio 1978) raffigurante la scultura già predisposta dal socio Marcello Cagnato e costituita da un'aquila con ala mozzata; soggetto che si richiama al nostro distintivo disegnato dal noto pittore Guglielmo Benedetti fratello di un graduato alpino caduto in Russia.
Nel santuario di S. Maria Maggiore a Treviso (nel cui ambito parrocchiale l'AsPeM ebbe la sua prima sede, al n. 5 di vicolo Stangade) venne intitolato un banco-inginocchiatoio con una targa recante la dicitura "L'Associazione 'Penne Mozze' a ricordo degli Alpini caduti in guerra e per causa di servizio".
Lo Statuto prevede l'impegno a celebrare almeno una volta all'anno una S. Messa di suffragio per le Penne mozze, ma il Consiglio ha ritenuto che tale rito abbia luogo ogni mese - presso il tempio di S. Francesco d'Assisi a Treviso - con recita della preghiera per tutti i Caduti in guerra.
Il monumentale tempio è stato scelto per tale iniziativa - e con la premurosa accettazione dei reverendi Frati Minori Conventuali - in quanto vi venne costituita - nel marzo del 1873 - la 14a compagnia alpina prevista dal decreto istitutivo (15-10-1872) del Corpo degli Alpini.
Il tempio (adibito a caserma e magazzino dalle truppe francesi nel 1797, e poi da quelle austriache) era infatti successiva mente divenuto sede degli uffici di reclutamento e magazzini del Distretto Militare di Treviso il quale - istituito alla fine del 1870 - ebbe sede del comando nella vicina ex chiesa di S. Caterina. Tra i trevigiani reclutati e partiti da questo luogo, circa diecimila (battaglia di Adua, campagna di Libia, guerra 1915-18) - di cui mille alpini e artiglieri da montagna - non tornarono più. Restituito al culto e all'arte nel 1928 - con adiacente chiostro dedicato alla memoria dei Caduti - il tempio di S. Francesco d’Assisi è sede ideale anche per le cerimonie dell'Associazione "Penne Mozze".
Al verificarsi del decesso di soci, è pure a S. Francesco che I'AsPeM fa celebrare una messa a congiunto suffragio delle anime del socio e del Caduto che egli ebbe ad onorare in vita; e ciò per riaffermare il vincolo di fraternità che, oltre i limiti dell'esistenza terrena, è venuto a crearsi tra il socio e la propria "penna mozza".
In merito al decesso di propri soci va sottolineata la caratteristica di continuarne l'evidenza (non statistica ma morale) proprio perché il rapporto "Socio-Caduto" non viene ad estinguersi ma, semmai, a perfezionarsi. Come appare dall'allegato elenco dei Caduti onorati nell'Associazione, figurano anche i Soci defunti col nome preceduto da crocetta; idealmente essi entrano a far parte della "categoria dei Soci perpetui". Solo per coloro che rinunciano ad appartenere al sodalizio il rapporto decade definitivamente e con esso, purtroppo, il declinato abbinamento alla memoria del Caduto.
Primo socio cessato è il p. Carlo Marangoni, deceduto poco dopo la fondazione dell'Associazione (il 17 giugno 1978) e iscritto per onorare il ten. col. Alfredo Oliva (che era stato suo capitano in Libia) comandante il battaglione "Monte Baldo" del 6° Alpini, caduto sul Monte Ortigara il 10 giugno 1917. Marangoni era studente quando partì per la Libia (dove Cantore gli conferì la promozione al grado di sergente per merito di guerra) avendo chiesto di sostituire altro alpino, padre di famiglia, che disperato bestemmiava per essere stato sorteggiato per tale destinazione (andò ma a condizione che egli non bestemmiasse mai più). Divenuto sacerdote, fu cappellano militare in tutte le successive guerre (diceva di essere un Alpino che ogni tanto va a fare il Frate) e in particolare curò la realizzazione del sacrario presso la Chiesa Votiva di Treviso, poi distrutto dai bombardamenti nell'ultima guerra e che egli ricostruì - lavorando anche come muratore - accogliendovi pure tante vittime civili delle incursioni aeree. Pur con tanti meriti la sua tomba - al Cimitero Maggiore di Treviso - non recava alcuna indicazione, ed allora ha provveduto l'Associazione "Penne Mozze" a collocarvi nel 1983 un tableau in marmo con foto e dedica; nella circostanza si è svolta una breve cerimonia - con l'intervento del parroco della Chiesa Votiva p. Adalberto Castagna, che ha avuto espressioni di elogio per la nostra iniziativa - alla presenza di dirigenti dell'Associazione, alpini ed estimatori di padre Carlo.
Fin dall'inizio, per onorare ciascun socio defunto, l'AsPeM ha donato al Bosco delle Penne Mozze trevigiane una stele in ferro battuto a ricordo di un Caduto alpino della provincia di Treviso; più esattamente, intitolata al caduto onorato dal socio deceduto (se non ancora realizzata) o ad altro trevigiano onorato nell'Associazione, collaborando anche con tale impegno (le stele fino ad ora offerte sono più di sessanta) al programma delle sezioni dell'A.N.A. operanti nella provincia.
Nella ricorrenza dell'anniversario di fondazione (e celebrandosi in quei giorni a Roma l'adunata nazionale dell'A.N.A.) il presidente indirizzò una lettera al Papa, ricevendo dal Sostituto alla Segreteria di Stato card. E. Martinez (lett. 18-6-1979) la conferma di gradimento del Santo Padre in merito all'informazione dell'esistenza e del nobile scopo dell'Associazione "Penne Mozze" che riunisce le famiglie dei Caduti.
Vivamente grato - continua il messaggio – per l'attestato di fervido ossequio, il Sommo Pontefice Le esprime sincera compiacenza per le attività che tale Sodalizio, con sentimenti ispirati a fede cristiana e ad amor patrio, svolge per suffragare l'anima degli Alpini scomparsi e per confortare ed assistere i loro congiunti.
Assicurando un ricordo nel S. Sacrificio della Messa, Sua Santità volentieri imparte a Lei, ai collaboratori ed alle predette famiglie l'implorata, propiziatrice Benedizione Apostolica.
La prima assegnazione del riconoscimento "PER CHI SALVA UN ALPINO", rappresentato da un bronzetto (opera del socio Marcello Cagnato) che si richiama al simbolo associativo dell'aquila con ala mozzata, venne solennemente consegnato nel 1979 al sergente maggiore Giovanni Papa nel corso della celebrazione della Giornata delle Forze Armate svoltasi a L'Aquila nella caserma "F. Rossi" del battaglione alpini "L'Aquila", accompagnata dalla seguente attestazione:
L'Associazione “Penne Mozze” fra le Famiglie dei Caduti Alpini è grata al Sergente Maggiore GIOVANNI PAPA, del Battaglione "L'Aquila" della Brigata Alpina "Julia", per avere salvato quattro Alpini evitando quindi il lutto nelle rispettive loro famiglie.
Il 2 marzo 1979 sull'Appennino bolognese - in località Balzi dell'Ora di Lizza no in Belvedere - la pattuglia guidata dal Sergente Maggiore Giovanni Papa (nato a Lecce nel 1957) della quale facevano parte altri quattro Alpini e che era impegnata nella preparazione del XIV Trofeo Alto Appennino, alle ore 11,30 venne travolta da una valanga e trascinata a valle per circa 500 metri, fino nel fondo del canalone del versante occidentale del Corno alle Scale, rimanendo i componenti sepolti sotto un metro e mezzo di neve.
Dopo essere riuscito - diligentemente applicando la tecnica acquisita presso la Scuola Militare Alpina di Aosta - ad emergere da solo dalla massa nevosa, il Serg. Magg. Papa provvide sollecitamente al soccorso dei quattro Alpini dei quali riuscì ad individuare tempestivamente l'ubicazione avendo, prima dell'accadimento e con esemplare e previdente senso di responsabilità, provveduto che fossero tra loro legati da due corde da roccia. Liberati anzitutto dalla neve il volto e il petto dei commilitoni rimasti privi di sensi, faticosamente ne completò l'opera di disseppellimento poi rianimandoli ed infine facendoli giungere a valle dove si prodigò, con rinnovata carica di volontà, per procurare con immediatezza le cure necessarie particolarmente a due Alpini poi ricoverati per trauma toracico ed addominale all'ospedale di Porretta Terme. All'encomio e plauso che sono stati meritatamente tributati al Serg. Magg. Giovanni Papa dai suoi Superiori, l'Associazione "Penne Mozze" è lieta - quale prima assegnazione dell'istituito nuovo riconoscimento - di conferirgli "l'Aquila ferita", simbolo del solidale dolore delle Famiglie dei Caduti Alpini e che il valoroso comportamento del giovane Sottufficiale ha evitato che tale dolore potesse ancor più accrescere.
Il 2 marzo 1980, ospitati nel salone di rappresentanza della Provincia di Treviso, ha avuto luogo la prima Assemblea dei Soci che venne presieduta dal dott. Antonio Perissinotto. I lavori delle successive assemblee annuali sono sempre stati preceduti - nello stesso luogo di riunione - dalla Messa, celebrata dall'assistente spirituale mons. Giovanni Corazza, a suffragio dei Caduti.
Il giornale "Penne Mozze", fondato nel 1972 quale notiziario del Comitato per il Bosco di Cison, divenne organo anche della nuova Associazione per divulgarne le attività presso tutti i soci; il giornale (che era di proprietà privata) venne acquisito dall'AsPeM alla fine del 1980 pur conservando la funzione informativa per le medesime due organizzazioni.
Dopo il dono della bandiera per il pennone (dono questo della Federazione provinciale di Treviso dell'Istituto del Nastro Azzurro) vennero provveduti, ad ornamento del Piazzale degli Alpini antistante il Bosco delle Penne Mozze di Cison di Valmarino, i cippi dedicati alle sei Divisioni alpine mobilitate nell'ultimo conflitto.
In ottobre del 1981 l'Associazione ha trasferito gli uffici nei più idonei attuali locali di vicolo Rialto, in centro storico di Treviso.
È intanto proseguita l'ulteriore organizzazione, anche in relazione all'ottenuto riconoscimento della personalità giuridica con il Decreto n. 146 del Presidente della Repubblica in data 10 febbraio 1984 e pubblicato sul n. 137 della Gazzetta Ufficiale del 19 maggio 1984. L'occasione era attesa anche per dotare l'Associazione della Bandiera che è stata poi benedetta con solenne cerimonia svoltasi il 24 maggio 1985 presso il tempio di S. Francesco a Treviso, e preceduta dalla deposizione di una corona d'alloro al monumento di piazza della Vittoria.
Della bandiera - significativamente donata dal Comitato provinciale di Treviso dell'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra – è stata Madrina la vice presidente dell'AsPeM Giuseppina Salsa Mazzoleni, e la benedizione venne impartita dall'assistente ecclesiastico mons. Giovanni Corazza il quale ha pure dato lettura del seguente telegramma pervenuto dal cardinale Casaroli Segretario di Stato della Città del Vaticano:
CORRISPONDENDO VOLENTIERI AT DEVOTA RICHIESTA FORMULATA OCCASIONE CERIMONIA RELIGIOSA ASSOCIAZIONE PENNE MOZZE, SOMMO PONTEFICE ESPRIME FERVIDI VOTI CHE TALE RIUNIONE COSTITUISCA FELICE MOMENTO PER OPERARE CON SPIRITO CRISTIANA FRATERNITÀ AT CONFORTO FAMIGLIE ALPINI CADUTI ET DIFFUSIONE SPIRITO DI PACE MENTRE INVIA AT ASSOCIATI PRESENTI ET FAMILIARI IMPLORATA BENEDIZIONE APOSTOLICA.
Il presidente Altarui si è così espresso:
Con animo commosso per la ricevuta Benedizione Apostolica, rivolgiamo a Sua Santità la nostra filiale gratitudine, anche per il dono della vicina sua venuta in questa terra di Pio X, il santo trevigiano che benedisse sulla cima del Grappa - punto più elevato della nostra provincia - la statua della Madonnina assurta a testimone del sacriìcio - iniziato 70 anni or sono - dei Soldati d'Italia, e pur essa colpita e mutilata dall'infuriare dei combattimenti.
Deferente ringraziamento rivolgo al Presidente della Repubblica, che mi ha fatto pervenire il seguente suo telegramma: IN OCCASIONE DELLA SOLENNE CERIMONIA DI CONSEGNA DELLA BANDIERA È PARTICOLARMENTE CARO FAR GIUNGERE ALL'ASSOCIAZIONE "PENNE MOZZE" FRA LE FAMIGLIE DEI CADUTI ALPINI L'ESPRESSIONE DELLA MIA IDEALE PARTECIPAZIONE CON UN SALUTO CORDIALISSIMO ALLE AUTORITÀ INTERVENUTE E A TUTTI l PRESENTI.
Ringrazio S.E. Mons. Mistrorigo, Vescovo di Treviso e figlio di un Alpino, per il benedicente saluto affidato al reverendissimo Monsignore Giovanni Corazza - nostro Assistente ecclesiastico - al quale siamo grati per l'impartita benedizione alla nostra bandiera, e per il Divino Sacrificio che egli si appresta a celebrare con il calice e la patena dei quali farà poi generoso dono all'Associazione per la celebrazione di Sante Messe nelle ricorrenze del sodalizio e nelle cerimonie al Bosco delle Penne Mozze.
Oltre alle numerose altre personalità che ci hanno indirizzato messaggi di augurale adesione, con uguali sentimenti saluto la Vice Presidente Giuseppina Salsa Mazzoleni - figlia del Generale Tommaso Salsa, primo trevigiano decorato di medaglia d'oro al valore militare - per aver accettato di essere Madrina di questa nostra bandiera che con significativa fraterna generosità ci è stata donata - e siamo grati al Presidente comm. Vito Ragusa - dal Comitato provinciale di Treviso dell'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra.
A nome del Consiglio saluto e ringrazio le autorità - civili, mili tari e religiose - che hanno accolto il nostro invito, le associazioni che qui rappresentano gli ideali di dedizione alla Patria, al lavoro, all'umanità, i preposti e i fedeli frequentatori di questo monumentale tempio che per mezzo secolo fu sede di uffici del Distretto militare. E qui che vennero creati i primi alpini trevigiani e bellunesi, a formare la 14a compagnia prevista dal decreto istitutivo del Corpo degli Alpini, e che pochi mesi dopo venne impiegata nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite da un gravissimo terremoto che sconvolse particolarmente la vicina zona dell'Alpago. Dopo aver ricordato che la Bandiera oggi benedetta vuol essere un'insegna di pace, nel ricordo dei Caduti di ogni Arma e Specialità - nel rispettoso ricordo dei Caduti di ogni bandiera - il presidente ha recitato la Preghiera dei Caduti in guerra. La cerimonia - che ha avuto una notevolissima partecipazione di autorità e di rappresentanze - si è poi conclusa nell'adiacente chiostro. Tra le iniziative attuate nello stesso anno, va ricordato il dono - al Bosco delle Penne Mozze - di un artistico cippo (opera dello scultore Simon Benetton) comprendente un'urna nella quale è conservata un po’ di terra che i soci Gino Billio, Giovanni Genovese e Giovanni Tosello furono in grado di raccogliere nel luogo in cui sicuramente esisteva uno dei cimiteri militari italiani in Russia. L'opera è stata benedetta il 21 luglio dal missionario Padre Carlo Pozzobon, figlio di una "penna mozza" di Russia e socio dell'AsPeM.
Nel 1986 è stata realizzata apposita medaglia che - nelle versioni in oro, argento e bronzo - sono state messe a disposizione con inciso nel verso il nome del socio e quello del caduto che egli particolarmente onora con l'iscrizione all’Associazione; numerosi soci ne hanno richiesto più esemplari per farne gentile omaggio alle famiglie dei caduti da essi onorati.
L'Associazione "Penne Mozze" si appresta ora a festeggiare il decennale di fondazione, con una cerimonia che avrà luogo il 24 maggio 1988 nel tempio monumentale che Treviso ha dedicato al Patrono d'Italia San Francesco d'Assisi.
L'AsPeM ha una confortante presenza di soci in 43 province italiane, e le crescenti adesioni consentiranno di avviare l'istituzione delle Delegazioni provinciali per favorire anche la finalità associativa di provvedere alla raccolta dei dati anagrafici e delle notizie relative alle Penne Mozze di ogni località. Impresa estremamente difficile, come è comprovato dalla realizzazione ottenuta per conoscere, e quindi onorare, gli Alpini caduti e dispersi in ogni guerra della provincia di Treviso.
Oltre ai nomi dei Caduti onorati dai singoli soci, l'Associazione ha in evidenza altre migliaia di nominativi di "penne mozze" di ogni regione d'Italia, e una vasta raccolta di fotografie di Caduti in modo da consentire spesso il rilascio delle tesse re con l'immagine del caduto onorato dal nuovo iscritto.
Sono Nomi e Volti dai quali, se non dimenticati, giunge per tutti il concreto augurio di Pace.
MARIO ALTARUI