1996-25 - Bosco delle Penne Mozze - Aspem

As.Pe.M.
Associazione "Penne Mozze"
fra le Famiglie dei Caduti Alpini
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1996-25

Raduni, veglie e cerimonie
1996 - venticinquesimo Raduno, 1 settembre - Il venticinquesimo del "Bosco"

Nell’occasione del Venticinquesimo del “Bosco” la sera precedente al Raduno, il 31 agosto 1996, presso la biblioteca civica di Vittorio Veneto è stato presentato il nuovo libro “Il Bosco delle Penne Mozze… per non dimenticare” ed un CD dallo stesso titolo, curati dal prof. Gino Perin e dal Gen. Carlo Giovannini.
Lo scopo è di fermare, sulla carta e visivamente, la memoria storica di quanto fatto dagli alpini trevigiani con la mente, con il cuore e con le braccia; fissare le tappe di un lungo e sofferto cammino; descrivere il luogo ove il Tempio vivente è apparso 25 anni fa come un sogno; ricordare preminentemente i protagonisti; costituire una guida storico-didattica per i giovani e i visitatori sempre più numerosi; dare un annuncio nuovo come una bandiera sulla inutilità della guerra e confermare il rinnovato impegno per l’avvenire da parte dei quattro Presidenti ad onorare e difendere il “Bosco”. Nel suo intervento il Presidente Nazionale Caprioli dice fra l’altro:
Domani sono 25 anni e sono le Nozze d’Argento del Bosco delle Penne Mozze. In genere per le Nozze d’Argento bisogna fare un regalo tutto particolare. Io sono abituato ad avere, ogni tanto, delle strane idee per le quali poi mi giungono, magari, delle critiche pesanti e feroci come mi sta capitando da due, tre mesi a questa parte per la presa di posizione che ho ritenuto di dover esprimere a nome dell’Associazione, per la faccenda del taglio dell’Italia in due parti. Lettere di cui, alcune firmate alle quali ho risposto, altre anonime piene d’insulti e di parolacce, sono arrivate e se ne sono andate nel cestino.
E allora voglio anche oggi tirar fuori una delle mie cose strane.
Il Presidente di Vittorio Veneto, Donato Carnielli, ha detto poco fa delle parole che ricordo “… se oggi i morti potessero risorgere da ogni parte, dai cimiteri di guerra, dalle dune del deserto, dalle desolazione della steppa, dal profondo del mare e dalle ceneri dei forni crematori, si abbraccerebbero come fratelli, perché la morte è pareggio, dove le parole straniero, nemico, vinto o vincitore non hanno più significato…
E io allora propongo a voi, quattro Presidenti di Treviso, agli Alpini delle Sezioni, a tutta la popolazione, una cosa nuova per la quale sicuramente qualcuno forse mi rimprovererà e dirà che la mia è una proposta oscena. Se i morti diventano tutti uguali e se dovessero risorgere ed abbracciarsi come fratelli, perché non mettere nel “Bosco” anche il ricordo di coloro che hanno creduto, fino all’estremo sacrificio, in qualcosa e che sono morti da una parte o dall’altra. Parlo degli alpini che sono morti nella Guerra partigiana e degli Alpini che sono morti nelle file della “Monterosa”.
Nella stessa occasione è stato presentato anche il libro “Memoria di Giulio Salvadoretti”, a cura di Giacomo Di Daniel, sulla mitica figura del Presidente vittoriese anima del “Bosco”.

E il 1° settembre...
I dubbi dell’avvisaglia dei giorni precedenti di un tempo inclemente sono lentamente fugati e il “Bosco” appare ancora più maestoso inebriato dall’astro nascente.
È un periodo in cui sulla Nazione si stanno agitando venti secessionisti e la partecipazione delle penne Nere è enorme a testimoniare per l’Unità d’Italia. Sono presenti il Presidente Nazionale A.N.A. Caprioli, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Incisa di Camerana, il Gen. Gadia, Comandante della Cadore, vari Sindaci ed autorità.
La santa Messa è concelebrata dagli alpini don Carmelo Giaccone, cappellano del V Corpo d’Armata, don Domenico Perin, cappellano della sezione coneglianese, e don Venanzio Buosi, parroco di Cison.
È schierato un picchetto in armi della Cadore, la Banda di Cison ed il Coro A.N.A. vittoriese. Il Presidente Caprioli, oratore ufficiale, accenna all’argomento dicendo:

“… e, come Presidente nazionale, a parte che ho il diritto di parlare, credo di esercitare un mio preciso dovere quando cerco di difendere i principi enunciati nel nostro statuto.
Tra questi un principio sul quale non c’è assolutamente da discutere è l’Unità d’Italia. L’Unità d’Italia per me è una scelta che alcuni oggi stanno facendo e che altri invece non vogliono fare.
Hanno tutto il diritto di farlo. Io ho sempre rispettato le scelte di tutti quanti.
Ho sempre detto che quando un ragazzo che ha finito di fare il servizio militare chiede di entrare a far parte dell’Associazione Nazionale Alpini, noi gli chiediamo soltanto di dimostrarci il suo diritto ad entrare nell’Associazione. Diritto che può esercitare senza nessuna forzatura, ma volontariamente.
Non gli chiediamo di quale partito ha la tessera. Non lo abbiamo mai chiesto. Però come Associazione Nazionale Alpini faremo sentire la nostra voce in alcuni determinati momenti.
Nel 1919 nella galleria di Milano il Tricolore venne piantato con due chiodi e difeso da due alpini in congedo contro gli anarchici che Lo volevano strappare…”
Nella foto piccola l'intervento del Presidente Nazionale dell'A.N.A. Caprioli
La S. Messa è concelebrata da don Carmelo Giaccone, don Domenico Perin e don Venanzio Buosi, parroco di Cison
Nella foto a sinistra il Gen Gadia della Brigata Cadore, il Presidente della Sezione di Conegliano Paolo Gai, il Capo di Stato Maggiore Gen. Incisa di Camerana, il Consigliere Nazionale Poncato, il Presidente Nazionale Caprioli, il Sindaco di Cison Salton e il Presidente As.Pe.M. Daniele
Nella foto a destra il momento della deposizione della corona al monumento del Bosco delle Penne Mozze
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