2021-50 - Bosco delle Penne Mozze - Aspem

As.Pe.M.
Associazione "Penne Mozze"
fra le Famiglie dei Caduti Alpini
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2021-50

Raduni, veglie e cerimonie
Un raduno particolare, con la presenza del Generale
Paolo Figliuolo, nella Cattedrale del Sacrificio
50 anni di Bosco


E' stata una lunga, suggestiva e sentita cerimonia quella che domenica 29 agosto ha emo­zionato il mondo alpino, e che resterà a lungo nella memoria: al Bosco delle Penne Mozze, quella che è stata definita la "Cattedrale del sacrificio", in una bella giornata, come sempre in occasione del raduno si sono alternati il ricordo e la speranza per il futuro per dare il giusto risalto ad un evento da ricor­dare: era infatti il 50.mo anniversario del Bosco voluto da Mario Alta­rui, il "dotor" Giulio Salvadoretti, Marino Dal Moro e Marcello De Rosso, i cui nomi sono echeggiati ancora con gli alpini di Cison di Val­ Marino.
Come sono echeggiate le parole dei massimi rappresentanti dell'Ana: con il Presidente Nazionale Sebastiano Favero c'erano infatti il commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, il Generale di Corpo d'Armata Francesco Paolo Figliuolo, il Generale di Corpo d'Armata Claudio Berto comandante delle truppe alpine alla sua ultima uscita ufficiale prima della quiescenza, il presidente nazionale dell'Associazionale Nazionale Alpini Sebastiano Favero, nonché l'ordinario militare arcivescovo Santo Marcianò.
Moltissimi i vessilli e gagliardetti di sezioni e gruppi alpini provenienti da tutt'ltalia in occasione di una celebrazione che, per la prima volta dopo cinquant'an­ni, era giustamente ormai di carattere nazionale, come lo sarà ogni cinque anni. Le restrizioni per l'emergenza pande­mica probabilmente, anzi certamente, hanno costretto la sezione Ana di Vittorio Veneto, con il supporto delle altre tre sezioni provinciali che dal 1971, e prima ancora agli albori, mantengono e curano il Memoriale, a organizzare la cerimonia in forma più ristretta: e nonostante questo centinaia erano gli alpini presenti nonostante fossero solo in piccole rappresen­tanze e senza i consueti "campi" di ristoro. Con una organizzazione impeccabile per i trasporti, l'accoglienza e la gestione di tutto l'evento.
E' stata anche una giornata memorabile perché final­mente l'Albero del Ricordo, prima degli interventi di rito e della messa, celebrata dall'ordinario militare Santo Marcianò, si è arricchito e completato così con le ventiquattro nuove foglie, rappresentanti le 24 sezioni Ana ancora mancanti, per il ricordo per i propri Caduti. Mentre c'è stata anche la partecipazione da oltreoceano della sezio­ne canadese di Vancouver.
Coronato un obiettivo inseguito per anni anche da Claudio Trampetti, sottolineato dal presidente della sezio ne di Varese Franco Montalto a nome delle sezioni che hanno completato l'Albero degli Alpini: "Il bisogno della memoria lo portiamo nei nostri cuori prima ancora del bagaglio dei nostri doveri. Qui si percepisce e si respira il senso autentico del nostro modo di esprimerci. Il compl tamento dell'Albero è un gesto che ci coinvolge personal­ mente e profondamente, così come era profondamente coinvolto il compianto presidente Claudio Trampetti che ricordiamo con affetto".
In avvio, dopo l'intervento del nostro presidente Varin­nio Milan (a parte il suo saluto) anche i saluti della "padrona" di casa, la sindaca di Cison di Valmarino Cristina Da Soller per il benvenuto e il ringraziamento per la partecipazione così numerosa di autorità civili e militari.
"Cison vuole esprimere gratitudine per gli alpini e per coloro che in questo ultimo mezzo secolo si sono presi cura e hanno fatto vivere e implementato il Bosco delle Penne Mozze. Questo terreno infatti oltre a custodire le stele che ricordano i Caduti per la Patria, custodisce anche le gocce di sudore i coloro che hanno speso il loro tempo qui, tra l'erba i sassi per mantenere e tramandare quel ricordo e il valore del sacrificio".
Nel suo saluto il generale comandante delle Truppe Alpine Claudio Berto ha dato la definizione più azzeccata al nostro Bosco:
"Un visitatore distratto potrebbe vedere questo luogo come un insieme di opere e oggetti che nasconde un significato oscuro e lontano, spesso tragico e doloroso, ma non coglierebbe l'intensità spirituale, perché questo luogo per noi è qualcos'altro: questo è la Cattedrale del Sacrificio in tempi in cui il sacrificio è stato svuotato del suo significato, cancellato dai dizionari".
La presenza del Commissario straordinario per l'Emergenza, il generale Francesco Figliuolo, alpino, ha dato quel qualcosa in più, anche per le sue parole:
"Ho accolto con piacere l'invito ad essere qui - ha detto tra l'altro -, perché venire qua vuol dire ritemprarmi e riprendermi i valori alpini, che poi sono alla base del mio agire per questo incarico di commissario. Dobbiamo riprendere le nostre relazioni e qui è un bell'esempio, il ricordo è importante, quest'opera serve ai giovani, bisogna lanciare i semi, che poi restano. L'alpinità viene fuori quando c'è bisogno, sacrificio, impegno esempio solidarietà verso gli altri, si vince facendo squadra, anche con il piano pandemico".
E non potevano mancare le parole forti del nostro presidente nazionale Sebastiano Favero che riferendosi al futuro nel suo intervento ha richiamato quella necessità del ritorno al servizio militare obbligatorio, un refrain che gli Alpini trasmettono sempre più spesso e tenacemente ai piani alti delle istituzioni nazionali:
"Lo gridiamo da questo Memoriale, ce lo gridano i nostri Caduti. Non dobbiamo avere paura di chiedere con forza questo - ha detto Favero -. È nell'interesse della Patria, della nostra bandiera, dei nostri giovani mantenere i valori degli alpini: ci permetterà di lottare e vincere una guerra contro un fenomeno ancora più pericoloso di quello che stiamo affrontando oggi, l'individualismo. Questi momenti hanno grande significato ricordiamo chi generosamente ha dato la vita perché più bello fosse il nostro vivere e per garantire un futuro migliore".
Ad accompagnare la cerimonia e la Santa Messa, tra commozione e preghiera, sono stati come sempre il Coro sezionale Ana di Vittorio Veneto, questa volta con la Fanfara alpina sezionale di Conegliano e con la guida della voce collaudata e suscitatrice di emozioni dello speaker Nicola Stefani.
24/12/2021 - La Vigilia al Bosco con il Presidente Nazionale Sebastiano
Favero e lo scoprimento della nuova stele a ricordo della
Penna Mozza Dario Comarella

Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia non è mancata, e non poteva essere diversamente la Veglia di Natale nel Bosco delle Penne Mozze, il nostro memoriale adagiato nell'incantevole Valle di San Daniele. L'appuntamento è stato secondo consuetudine venerdì 24 dicembre alle 15,30. E sempre secondo consuetudine è stata ugualmente una manifestazione solenne anche se, ovviamente, meno affollata di quella ufficiale dell'ultima domenica di agosto. Ma comunque a conferma di una cerimonia sentita dalle nostre penne nere, sono sempre più numerosi gli Alpini ed Amici che vivono la Veglia di Natale, come un incontro particolare, di ricordo, senza tanti discorsi ma in un silenzio inframezzato dalle proposte di letture di brani in tema con il Natale, a loro volta intervallate dalle cante del Coro ANA Sezionale di Vittorio Veneto. E poi la suggestiva cerimonia di accensione del ceppo, che da quasi 24 anni rende emozionante l'evento poiché con la vitalità del fuoco, simbolo di vita che si ravviva per le Penne Mozze che qui sono ricordate, ha avuto un altro momento forte con lo scoprimento della stele collocata in memoria della Penna Mozza Dario Comarella da Valdobbiadene. Certo, ora nel Memoriale c'è una stele in più, la n. 2.406. L'alpino Dario Comarella, nato a Valdobbiadene nel 1952, arruolato alla fine del 1972 nel Battaglione Tolmezzo dell'8° Reggimento Alpini, è morto nel 1974 dopo aver contratto un'inguaribile malattia durante il servizio militare, riconosciuta infermità dipendente da causa dì servizio. Vicino alla stele come in un abbraccio sì sono avvicinati i famigliari, commilitoni amici tra cui Severino Guizzo, con il presidente nazionale dell'ANA Sebastiano Favero, il presidente della sezione ANA di Valdobbiadene Massimo Burol e il sindaco di Cison di Valmarino Cristina Da Soller. E mentre il coro ANA di Vittorio Veneto intonava la struggente Signore delle Cime, è stato tolto dal presidente Favero e da Guizzo il tricolore che la ricopriva: e ora la stele dedicata a Dario Comarella resterà a sua imperitura memoria nel Bosco. La cerimonia è proseguita con una riflessione liturgica, la preghiera e la benedizione rese dal parroco di Cìson dì Valmarìno Don Luca Maria Bronzini. Il presidente della sezione ANA dì Conegliano Guido Dorigo ha recitato la Preghiera dell'Alpino, tra il suono del "Silenzio" e i rintocchi della campana votiva che hanno alzato il livello di emozione tra i presenti. Nel suo saluto augurale il presidente Favero ha ancora una volta stimolato gli alpini a mantenere viva la propria identità secondo i valori a cui si ispira. All'evento hanno partecipato, oltre alle sezioni ANA di Vittorio Veneto, Valdobbiadene, Treviso e Conegliano, anche quelle di Venezia, Marostica e Belluno con i propri vessilli.
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